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ENCLAVE

TAO HAN SOLO EXHIBITION

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LuogoArteContemporanea ospita la personale dell'artista cinese Tao Han, che ben rappresenta la propensione concettuale e creativa del nuovo spazio espositivo per la cultura e la sensibilità orientale. Questa mostra si configura come un’enclave* mistica e poetica nel tempo e nello spazio, un luogo, appunto, di meditazione sul destino dell'uomo considerato nel suo essere parte costitutiva dell'universo. L’artista si avvale della pittura come linguaggio archetipico nel tentativo di evocare una reminiscenza nello spettatore, invitandolo a una contemplazione spirituale, morale e dei valori. L’affinità tra le civiltà di Oriente e Occidente permette a Tao di individuare un percorso concettuale in cui la pratica pittorica diviene un mezzo per costruire un nuovo rapporto tra presente e tradizione. 

Intervenendo sul livello semantico del termine “enclave” con la sostituzione di due caratteri omofoni, così da passare dalla traduzione letterale iniziale «la terra del volo» (飛地) a «non qui» (非地), Tao introduce il concetto di Vuoto (, 虚), che nella filosofia orientale derivante dal taoismo rappresenta la condizione necessaria per l’accadere di qualsiasi avvenimento. Sulla superficie pittorica l’artista riproduce il Vuoto primigenio, comune a ciascun essere vivente e presupposto essenziale per ogni sua trasformazione.

Il formato quadrato delle tele rimanda all'esperienza terrena (nell'antica cosmografia cinese, infatti, il mondo abitato era raffigurato come piatto e quadrato), inscindibile da e complementare alla realtà ultima, espressa dal cerchio, secondo l’insegnamento del buddhismo tantrico Shingon che li identifica rispettivamente come forma e non forma, pieno e vuoto. Non sussiste dualità tra dimensione sensibile e incorporea, essendo l'universo la manifestazione di quell'unica materia da cui queste prendono forma e che permea qualsiasi cosa.

Il processo di creazione artistica culminante nel gesto pittorico trascende la cognizione della forma. Le opere esposte sono portali insondabili che conducono al principio e alla fine di tutto, in cui le forme e le linee dorate che le attraversano fungono da guide sospese, e allo stesso tempo con la loro aura sacrale rievocano reliquie, tombe e templi - tracce umane di effimera lucentezza nella vastità dell’assoluto. L’oro richiama nostalgicamente i valori tradizionali della Cina pre-industriale, mentre il marrone rimanda alla terra, simbolo dell’origine e della fine dell’esistenza mortale. Lo stato di impermanenza del corpo fa sì che esso ritorni al nulla, in un esito che accomuna tutti, a prescindere dai diversi precetti culturali.

Qui si rivela l’approccio nichilista di Tao, concepito come il riconoscimento della natura fallimentare degli uomini sia come collettività sia come individui, e analogo al tragicismo dell'epica greca. La figura dell’eroe tragico, infatti, risulta estremamente moderna, poiché incarna l’uomo diviso tra libero arbitrio, volere divino, necessità storica, responsabilità e colpa. In un contesto globale imperniato su costrutti sociali sempre più precari e sofisticati, l’artista esorta a una riflessione sulla necessità di dedicare più tempo al Vuoto inteso come liberazione della mente (Wuxin), per ricollegarsi a se stessi e ai principi che governano il cosmo. Wuxin (無心, «senza mente») è uno stato mentale che si può conseguire con la meditazione secondo la dottrina zen e taoista, e costituisce uno dei fattori fondamentali della realizzazione spirituale. Similmente al titolo dell’esposizione (非地, «non qui») anche questa parola contiene un carattere che rappresenta la negazione (無), seguito da quello che indica il cuore e la mente (心), a significare una mente libera da pensieri e/o emozioni, quindi aperta completamente. Torna la nozione di Vuoto, energia suprema che plasma il mondo fisico e si relaziona con la coscienza di tutti gli esseri. 

Lo spettatore è immerso in un’atmosfera sospesa nel tempo e nello spazio, in cui i lavori di matrice orientale, contestualizzati qui in uno scenario occidentale, creano scambi e sinergie vicendevoli, trattando tematiche - arcaiche ma così attuali - che ci riguardano nella nostra collettività, mediante l’utilizzo di un linguaggio artistico, in questo caso la pittura, in grado di oltrepassare i confini culturali.

*Una distinta unità territoriale, culturale o sociale racchiusa all'interno di uno stato diverso da quello di appartenenza.

~ Lisangela Perigozzo, 2023

La decontestualizzazione della posizione umana e la smaterializzazione dell'oggetto costruito dall'uomo per rivelare un nocciolo di valori spirituali nascosti negli angoli della curva, nel contesto della società contemporanea in cui prevalgono la materialità e il possesso. La mostra di Tao Han nello spazio di LuogoArteContemporanea si configura come un atto creativo piuttosto che come un’allestimento fondato su un semplice modello economico. 

I confini delle opere in mostra sono sfumati, come anche quelli dei creatori, e la presenza del pubblico è interattiva e collaborativa. La foglia d’oro dell’installazione all’ingresso "Obelisk" viene dispersa nello spazio dai diversi partecipanti, impigliata o rimossa in frammenti che alla fine si spargeranno senza meta. Le due sfere dorate - la madre e il figlio - diventano elementi invadenti che si rincorrono e sbattono contro lo spettatore, sconvolgendo la sua mente; l'oro si consumerà, formando una traiettoria verso la decadenza. 

I dipinti di Tao parlano di un rapporto irrisolto tra l'universo e la vita, unendo la filosofia intellettuale dell'antica pittura paesaggistica cinese con le teorie filosofiche del taoismo e del buddhismo, ereditando il misterioso e grandioso panorama delle composizioni di paesaggio e la bellezza rituale della pittura religiosa che mostra l’ordine gerarchico. Proverbi e una tomba vuota, una statua, un tempio e una porta che si collegano qua e là emergono come un “vuoto” caotico in un’illustrazione simile a un diagramma di Venn. 

Il suono dà colore all'immensa distesa e il silenzio ingrandisce all’infinito lo spazio fino a diventare un corpo, per stare in mezzo all’incommensurabile vuoto dell’esistenza che il silenzio ci lascia, trasformando in aggettivi l’intero universo con tutta la sua coscienza e i suoi accadimenti. La figurazione e l’astrazione non si escludono a vicenda, ma sono semplicemente suddivisioni della rappresentazione, ingrandite o ridotte in misura diversa, così come il microscopico e il macroscopico sono ugualmente in grado di rappresentare il tutto. La razionalità delle diverse modalità espressive non può essere sovrainterpretata, come a dire che “la montagna è solo la roccia, e gli alberi, l’erba e i fiori sono solo apparenze delle montagne come rocce”. Ma si potrebbe anche affermare che “la montagna contiene la pietra, l'albero, l'erba e il fiore, tutto in uno”. Le pieghe delle montagne possono essere equiparate alle pieghe del tempo, tutte coperte di nebbia. Mentre l’eccesso di immagine potrebbe diventare una caricatura di un certo oggetto, Tao Han predilige l’essenziale, raggiungendo unità di luogo, tempo e azione al centro dell’esistenza. 

L’esposizione comprende diverse fasi importanti della produzione artistica di Tao Han, in cui le opere non vengono esibite in modo lineare e cronologico, ma piuttosto l’artista sceglie di presentare lo stato dell’atto creativo in momenti differenti e di riportare il cambio di tecnica, in modo da trasmettere il messaggio di ogni opera in modo uniforme. 

~ Mengyin Wang, 2023

ENCLAVE / 非地

personale di Tao Han

a cura di Lisangela Perigozzo e Mengyin Wang

25.03 - 29.04.2023

opening

sabato 25 marzo, h 17

live performance h 18

 

Tao Han, Sottosopra / 以头濡墨 2023
Live performance
Video di Eins_ ICE
Un grazie speciale a Nemo

I logogrammi, ugualmente ai geroglifici, ricorrono alla comunicazione visiva, di modo che le parole conducano a diversi modelli di pensiero e di comportamento. Nella performance, Tao Han inizierà con il rituale buddhista della “Tonsura”, mentre l’atto successivo è ispirato al calligrafo Zhang Xu della dinastia Tang, che scriveva con la testa nell’inchiostro. La calligrafia e la pittura hanno la stessa origine, ed egli utilizzerà la parola “sottosopra” come linea per creare la sua opera. La performance serve come tacito salvataggio della memoria piuttosto che come rimedio alla propria intossicazione.

 Mengyin Wang, 2023

Le opere in mostra sono in vendita.
Per maggiori informazioni scrivere a info@arteluogo.it
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